...PRIMA PER CELIA POI PERCHE' IL DOLORE E' ETERNO...
Umberto Saba
la capra
Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi,prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita.
[da Casa e campagna, 1909-1910]
.................................................................................................................................................................................................
Cesare Pavese
il dio caprone
La campagna è un paese di verdi misteri al ragazzo, che viene d'estate. La capra, che morde certi fiori, le gonfia la pancia e bisogna che corra. Quando l'uomo ha goduto con qualche ragazza hanno peli là sotto il bambino le gonfia la pancia. Pascolando le capre, si fanno bravate e sogghigni, ma al crepuscolo ognuno comincia a guardarsi alle spalle. I ragazzi conoscono quando è passata la biscia dalla striscia sinuosa che resta per terra. Ma nessuno conosce se passa la biscia dentro l'erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi sulla biscia, nell'erba, e che godono a farsi succhiare. Le ragazze anche godono, a farsi toccare.
Al levar della luna le capre non stanno più chete, ma bisogna raccoglierle e spingerle a casa, altrimenti si drizza il caprone. Saltando nel prato sventra tutte le capre e scompare. Ragazze in calore dentro i boschi ci vengono sole, di notte, e il caprone, se belano stese nell'erba, le corre a trovare. Ma, che spunti la luna: si drizza e le sventra. E le cagne, che abbaiano sotto la luna, è perché hanno sentito il caprone che salta sulle cime dei colli e annusato l'odore del sangue. E le bestie si scuotano dentro le stalle. Solamente i cagnacci più forti dàn morsi alla corda e qualcuno si libera e corre a seguire il caprone, che li spruzza e ubriaca di un sangue più rosso del fuoco, e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna.
Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso, i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro. E alla figlia, che gira di sera, e ai figli, che tornano quand'è buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo. Riempion donne, i villani, e faticano senza rispetto. Vanno in giro di giorno e di notte e non hanno paura di zappare anche sotto la luna o di accendere un fuoco di gramigne nel buio. Per questo, la terra è cosi bella verde e, zappata, ha il colore, sotto l'alba, dei volti bruciati. Si va alla vendemmia e si mangia e si canta; si va a spannocchiare e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono, ché qualcuno ricorda il caprone. Su, in cima, nei boschi, tra le ripe sassose, i villani l'han visto che cercava la capra e picchiava zuccate nei tronchi. Perché, quando una bestia non sa lavorare e si tiene soltanto da monta, gli piace distruggere.
............................................................................................................................................................................................
La capra
accidenti sono diventata una capra come non capirlo dall’inizio insomma quando mi sono spuntate le corna eppure erano ben delineate ma io le ho sempre tenute corte (dio solo sa quanto m’è costato di parrucchiere) se non l’avessi fatto, sarebbe stato imbarazzante
poi quella voglia di verde verdure di tutti i tipi a chili
e che gioia stare sull’erba
credevo di esser stata (chissà come e da chi) convertita al wwf no ora lo so era in atto il cambiamento
c’è stato poi un periodo di limbo
chissà lassù si erano scordati
e io a pascolare
poi è toccato ai miei piedi inspessimento della pianta ed eccomi pronta a uscire senza scarpe
beh ora il mutamento volge al termine dopo un breve periodo di vibrazioni alla coda con nonchalance, dissemino palline ovunque vada
ahimè! non c’è monclair che tenga
è ormai evidente
io sono una capra
Di Lindark (il club dei poeti)
.....................................................................................................................................................................................
la capra
da "storie naturali" di J.Renard . Segnalato da Rosa
Nessuno legge il foglio del giornale ufficiale attaccato al muro del municipio.
Sì. La capra.
Si alza sulle zampe di dietro, appoggia quelle davanti sull'orlo dell'avviso, muove le corna e la barba e agita la testa da destra e da sinistra, come una vecchia signora che legge. Terminata la lettura, siccome
la carta manda un buon odore di colla fresca, la capra la mangia.
Non va tutta a male la roba del municipio.
|