la capra nell' arte PDF Stampa E-mail
Scritto da paolo geroldi   
Lunedì 07 Dicembre 2009 07:56

                ...PRIMA PER CELIA POI PERCHE' IL DOLORE E' ETERNO...

 

 

 

 

 

 

Umberto Saba

 


la capra

 

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi,prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

[da Casa e campagna, 1909-1910]

 

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Cesare Pavese

 

il dio caprone

 

 

La campagna è un paese di verdi misteri
al ragazzo, che viene d'estate. La capra, che morde
certi fiori, le gonfia la pancia e bisogna che corra.
Quando l'uomo ha goduto con qualche ragazza
hanno peli là sotto il bambino le gonfia la pancia.
Pascolando le capre, si fanno bravate e sogghigni,
ma al crepuscolo ognuno comincia a guardarsi alle spalle.
I ragazzi conoscono quando è passata la biscia
dalla striscia sinuosa che resta per terra.
Ma nessuno conosce se passa la biscia
dentro l'erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi
sulla biscia, nell'erba, e che godono a farsi succhiare.
Le ragazze anche godono, a farsi toccare.

Al levar della luna le capre non stanno più chete,
ma bisogna raccoglierle e spingerle a casa,
altrimenti si drizza il caprone. Saltando nel prato
sventra tutte le capre e scompare. Ragazze in calore
dentro i boschi ci vengono sole, di notte,
e il caprone, se belano stese nell'erba, le corre a trovare.
Ma, che spunti la luna: si drizza e le sventra.
E le cagne, che abbaiano sotto la luna,
è perché hanno sentito il caprone che salta
sulle cime dei colli e annusato l'odore del sangue.
E le bestie si scuotano dentro le stalle.
Solamente i cagnacci più forti dàn morsi alla corda
e qualcuno si libera e corre a seguire il caprone,
che li spruzza e ubriaca di un sangue più rosso del fuoco,
e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna.

Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso,
i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro.
E alla figlia, che gira di sera, e ai figli, che tornano
quand'è buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo.
Riempion donne, i villani, e faticano senza rispetto.
Vanno in giro di giorno e di notte e non hanno paura
di zappare anche sotto la luna o di accendere un fuoco
di gramigne nel buio. Per questo, la terra
è cosi bella verde e, zappata, ha il colore,
sotto l'alba, dei volti bruciati. Si va alla vendemmia
e si mangia e si canta; si va a spannocchiare
e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono,
ché qualcuno ricorda il caprone. Su, in cima, nei boschi,
tra le ripe sassose, i villani l'han visto
che cercava la capra e picchiava zuccate nei tronchi.
Perché, quando una bestia non sa lavorare
e si tiene soltanto da monta, gli piace distruggere.

 

 

 

 

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La capra
accidenti
sono diventata una capra
come non capirlo dall’inizio
insomma quando mi sono spuntate le corna
eppure erano ben delineate
ma io le ho sempre tenute corte
(dio solo sa quanto m’è costato di parrucchiere)
se non l’avessi fatto,
sarebbe stato imbarazzante

poi quella voglia di verde
verdure di tutti i tipi
a chili

e che gioia stare sull’erba

credevo di esser stata (chissà come e da chi) convertita al wwf
no
ora lo so
era in atto il cambiamento

c’è stato poi un periodo di limbo

chissà lassù si erano scordati

e io a pascolare

poi è toccato ai miei piedi
inspessimento della pianta
ed eccomi pronta a uscire senza scarpe

beh
ora il mutamento volge al termine
dopo un breve periodo di vibrazioni alla coda
con nonchalance,
dissemino palline ovunque vada

ahimè! non c’è monclair che tenga

è ormai evidente

io sono una capra







Di Lindark (il club dei poeti)




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la capra

da "storie naturali" di J.Renard . Segnalato da Rosa

 

 

Nessuno legge il foglio del giornale ufficiale attaccato al muro del municipio.

Sì.  La capra. 

Si alza sulle zampe di dietro, appoggia quelle davanti sull'orlo dell'avviso, muove le corna e la barba e agita la testa da destra e da sinistra, come una vecchia signora che legge.        Terminata la lettura, siccome

la carta manda un buon odore di colla fresca, la capra la mangia.

 

Non va tutta a male la roba del municipio.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Febbraio 2010 20:41