barche corriere
Capitolo 1
Breve storia della navigazione sul lago.
Questa elencazione minima ha il valore di un invito, rivolto agli esperti ed agli appassionati, a produrre una storia vasta ed approfondita sulla navigazione nel nostro lago.
Che tipi di imbarcazioni hanno usato nei secoli gli abitanti del lago? La risposta è incerta e molto difficilmente documentabile per quanto riguarda l’antichità. Non siamo a conoscenza di documenti o reperti affidabili antecedenti al XII secolo.
I graffiti Camuni, nonostante la loro abbondanza, non hanno lasciato testimonianze in questo senso. Le imbarcazioni primitive sono solo un’ipotesi: se ne suppone l’esistenza per analogia con altri ritrovamenti. Si presume la loro esistenza in base alle mai approfonditamente studiate palafitte di Sarnico. Le piroghe ritrovate a Pisogne (portate alla luce e poi non consevate e irrimediabilmente perdute) non sono mai state datate.
Celti, Cenomani e Longobardi non sono noti certo per l’arte marinaresca, nemmeno sulle acque interne.
Navi militari sono citate come forma di resistenza all’esercito di Federico Barbarossa da parte della Lega Lombarda nel 1158.
All’archivio Marinoni troviamo citate le gazarie o sirene (imbarcazioni militari) in due occasioni. La prima dopo il 1218 : “Da allora il comune di Brescia cominciò a far correre il lago d’Iseo dalle gazarie e dalle sirene e ad avanzare diritti sulla valle Camonica”. La seconda nel 1387 di navi da guerra mandate dal comune di Brescia (gazarie o sirene). Su come fossero fatte queste imbarcazioni esistono solo ipotesi. Curioso che lo stesso Marinoni una volta le citi come gazarie e sirene e la seconda come gazarie o sirene. Due modi diversi di chiamare la stessa imbarcazione o due imbarcazioni diverse?
Al di là dell’indubbia importanza militare (vedi appendice 3) che il lago e la sua flotta avevano, esistono documenti che dimostrano l’importanza economica dei traffici e dei trasporti su acqua.
Nel 1378 Oldofredi di Iseo fa costruire il canale navigabile della Fusia per meglio collegare commercialmente Valcamonica, lago d’Iseo e pianura Padana. Oltre ai barconi, i tronchi, fatti fluitare non si capisce se riuniti in “bine” o caricati su bine, raggiungono i mercati e i cantieri della bassa.
Altri documenti scritti, che siamo riusciti a reperire, riguardano soprattutto il periodo delle guerre tra Veneziani e Milanesi: assalti e ritirate a cui le navi militari dell’epoca partecipavano attivamente. Ne riportiamo alcuni stralci. (altri nell’appendice 3)
1414- (tra i vari privilegi) “...Accorda agli enfiteuti la nave dei Loveresi “o dabit suum navigium” (1)
1434- “l’anno medesimo 1434 accesasi la guerra tra i Ducheschi ed i Veneziani viddesi Lovere assalito a fronte lago, e fu tosto costretto ad arrendersi...” (2)
1453- “... signor Roberto da Tiene condottiere di 300 fanti e 40 cavalli. Ritovandosi questi con la sua compagnia al lido del lago, nè essendovi chi lo trasportasse per timore del duca, avvisati quei di Lovere, mandarono
subito i loro navigli al porto più vicino, contiguo a Sale Marasino, dove giunta la detta compagnia, fu da questi levata e condotta a Lovere....” ”Doveva certo questo sito,sì dalle bande da terra come dal lago, parere bello e forte a risguardarsi,... (3)
Dello stesso periodo l’affresco di una barca, con ogni probabilità un barcone, a Pisogne sulla facciata nord della chiesa della madonna della Neve. (4) Vedi illustrazione nella pagina successiva: particolare della Madonna dei mestieri. La sproporzione tra barcaiolo e barca è da collegare ai canoni compositivi dell’epoca più che alle dimensioni reali dell’ imbarcazione.
Che tipi di imbarcazioni hanno usato nei secoli gli abitanti del lago? La risposta è incerta e molto difficilmente documentabile per quanto riguarda l’antichità. Non siamo a conoscenza di documenti o reperti affidabili antecedenti al XII secolo.
I graffiti Camuni, nonostante la loro abbondanza, non hanno lasciato testimonianze in questo senso. Le imbarcazioni primitive sono solo un’ipotesi: se ne suppone l’esistenza per analogia con altri ritrovamenti. Si presume la loro esistenza in base alle mai approfonditamente studiate palafitte di Sarnico. Le piroghe ritrovate a Pisogne (portate alla luce e poi non consevate e irrimediabilmente perdute) non sono mai state datate.
Celti, Cenomani e Longobardi non sono noti certo per l’arte marinaresca, nemmeno sulle acque interne.
Navi militari sono citate come forma di resistenza all’esercito di Federico Barbarossa da parte della Lega Lombarda nel 1158.
All’archivio Marinoni troviamo citate le gazarie o sirene (imbarcazioni militari) in due occasioni. La prima dopo il 1218 : “Da allora il comune di Brescia cominciò a far correre il lago d’Iseo dalle gazarie e dalle sirene e ad avanzare diritti sulla valle Camonica”. La seconda nel 1387 di navi da guerra mandate dal comune di Brescia (gazarie o sirene). Su come fossero fatte queste imbarcazioni esistono solo ipotesi. Curioso che lo stesso Marinoni una volta le citi come gazarie e sirene e la seconda come gazarie o sirene. Due modi diversi di chiamare la stessa imbarcazione o due imbarcazioni diverse?
Al di là dell’indubbia importanza militare (vedi appendice 3) che il lago e la sua flotta avevano, esistono documenti che dimostrano l’importanza economica dei traffici e dei trasporti su acqua.
Nel 1378 Oldofredi di Iseo fa costruire il canale navigabile della Fusia per meglio collegare commercialmente Valcamonica, lago d’Iseo e pianura Padana. Oltre ai barconi, i tronchi, fatti fluitare non si capisce se riuniti in “bine” o caricati su bine, raggiungono i mercati e i cantieri della bassa.
Altri documenti scritti, che siamo riusciti a reperire, riguardano soprattutto il periodo delle guerre tra Veneziani e Milanesi: assalti e ritirate a cui le navi militari dell’epoca partecipavano attivamente. Ne riportiamo alcuni stralci. (altri nell’appendice 3)
1414- (tra i vari privilegi) “...Accorda agli enfiteuti la nave dei Loveresi “o dabit suum navigium” (1)
1434- “l’anno medesimo 1434 accesasi la guerra tra i Ducheschi ed i Veneziani viddesi Lovere assalito a fronte lago, e fu tosto costretto ad arrendersi...” (2)
1453- “... signor Roberto da Tiene condottiere di 300 fanti e 40 cavalli. Ritovandosi questi con la sua compagnia al lido del lago, nè essendovi chi lo trasportasse per timore del duca, avvisati quei di Lovere, mandarono
subito i loro navigli al porto più vicino, contiguo a Sale Marasino, dove giunta la detta compagnia, fu da questi levata e condotta a Lovere....” ”Doveva certo questo sito,sì dalle bande da terra come dal lago, parere bello e forte a risguardarsi,... (3)
Dello stesso periodo l’affresco di una barca, con ogni probabilità un barcone, a Pisogne sulla facciata nord della chiesa della madonna della Neve. (4) Vedi illustrazione nella pagina successiva: particolare della Madonna dei mestieri. La sproporzione tra barcaiolo e barca è da collegare ai canoni compositivi dell’epoca più che alle dimensioni reali dell’ imbarcazione.
Barcaiolo. Particolare dell’affresco della Madonna dei mestieri a Pisogne
(Foto Marisa Ferè)
.
Quando finalmente, dopo innumerevoli guerre, nel 500 il confine si stabilizzerà sull’Adda, sarà Venezia che stabilirà dazi e privilegi in materia di trasporto su acqua. E’ probabile che i barconi da trasporto (le navi corriere) abbiano già la forma e parte delle rotte commerciali molto simili a quelle dei primi del novecento. Anche le barche da pesca, con la voga in piedi tanto simile a quella veneta, è probabile siano già presenti nella forma che conosciamo oggi (naet). Sicuramente tutte le imbarcazioni sono regolamentate e registrate sotto il nome di gondole, naf, naecc,..a seconda della stazza e dell’uso.
Nel periodo napoleonico (1797-1814) non si hanno novità di rilievo se non delle curiose rimostranze sulle tasse pagate dai barcaioli di Pisogne. Vedi capitolo terzo.
Il Lombardo-Veneto viene poi assegnato all’Austria e, dopo le guerre d’indipendenza, al regno d’Italia.
Qui sotto la cassaforte austriaca della società di navigazione di Lovere, simbolo del passaggio dai piccoli proprietari di barconi alle grandi società di navigazione.
E’ proprio a cavallo di questo periodo (1842) che si ha il varo del primo battello a vapore con propulsione a pale, quella caratteristica ruota di cui è ancora visibile un esemplare funzionante sul lago di Garda. (5)
Dall’unità d’Italia, attraverso la prima guerra mondiale e fino a dopo la seconda, i barconi resisteranno, concorrendo con battelli e rimorchiatori. La resistenza dei piccoli proprietari di barconi durerà più di un secolo. La loro strategia sarà l’abbassamento dei prezzi, l’aggiunta di motori, un servizio più capillare, meno legato ad orari fissi e grandi attracchi.
E’ solo intorno al 1950 che muore definitivamente l’epoca dei barconi da trasporto merci e promiscuo. Proseguirà fino all’ottanta il trasporto di convogli ferroviari con chiatte e rimorchiatori, legati all’allora Italsider. Cresce invece esponenzialmente la nautica da diporto, fino ad allora assolutamente marginale, con ditte, ancora oggi, leader nel mondo.
Note al capitolo 1°
Le notizie sono tratte da internet e “Lombardia”(ed. reg. Lombardia 2005), Bergamo e il suo territorio
(1,2,3)
“Cronologia di Lovere” Silini e Mosca, edizioni Ferrari 2002.
(1) pag 162, (2) pag 165, (3) pag 167
(4) Per chi fosse interessato all’affresco: Quaderni della biblioteca , Comune di Pisogne n° 7 maggio 2004.
(5) Riportiamo più sotto una tavola sinottica dell’inizio della navigazione a vapore; i dati provengono da “Navigare in Lombardia”, interessantissimo libro anche per le descrizioni del contesto storico e delle sue ripercussioni sulla navigazione. Peccato che dia al termine navigare il significato di navigare a motore, che noi consideriamo invece una sottocategoria.
Quando finalmente, dopo innumerevoli guerre, nel 500 il confine si stabilizzerà sull’Adda, sarà Venezia che stabilirà dazi e privilegi in materia di trasporto su acqua. E’ probabile che i barconi da trasporto (le navi corriere) abbiano già la forma e parte delle rotte commerciali molto simili a quelle dei primi del novecento. Anche le barche da pesca, con la voga in piedi tanto simile a quella veneta, è probabile siano già presenti nella forma che conosciamo oggi (naet). Sicuramente tutte le imbarcazioni sono regolamentate e registrate sotto il nome di gondole, naf, naecc,..a seconda della stazza e dell’uso.
Nel periodo napoleonico (1797-1814) non si hanno novità di rilievo se non delle curiose rimostranze sulle tasse pagate dai barcaioli di Pisogne. Vedi capitolo terzo.
Il Lombardo-Veneto viene poi assegnato all’Austria e, dopo le guerre d’indipendenza, al regno d’Italia.
Qui sotto la cassaforte austriaca della società di navigazione di Lovere, simbolo del passaggio dai piccoli proprietari di barconi alle grandi società di navigazione.
Appendice 1
Primi battelli sui laghi del norditalia
Dopo i primi esperimenti di navigazione a vapore intorno al 1820, tra cui la risalita del Po( fu progettata pure una via d’acqua che collegasse Trieste-Venezia-Milano, ecc.) ecco le date dell’entrata in funzione dei battelli nei vari laghi.
Lago nome battello data varo
Maggiore Verbano 15-2-1826
Como Lario 29-7-1826
Garda Arciduca Ranieri 7-7-1827
Iseo Arciduca Leopoldo 19-4-1842
Appendice 2
Parentesi curiosa
(dedicata a ecologisti e meccaninici fantasiosi)
Sul lago di Garda dal 1830 al 1839 ha navigato un curioso mezzo di linea: “L’amico a prora” soprannominato “Manubrio”. Affidiamo ad Alessandro Arseni la sua divertente ma precisa descrizione. (1)
L’amico a prora (dallo scritto di Alessandro Arseni)
Il successo dell’impresa (della navigazione a vapore) spinse un imprenditore di Riva, Francesco Montagnani, a commissionare nel 1829, un bastimento a Pietro Floriani, anch’esso di Riva ed insieme progettarono un naviglio davvero singolare. Si trattava di una barca della portata di 1000 quintali, mossa da vele e da otto cavalli (veri) che, giostrando intorno ad un’ asse centrale imprimevano un movimento rotatorio collegato all’albero di trasmissione delle pale che permetteva l’avanzamento del natante.
Il congegno aveva anche un meccanismo per cui si poteva trasformare in retrogrado il movimento dei cavalli e per alzare o abbassare le pale per utilizzare le vele in caso di vento. Un addetto agli animali, con tanto di frustino in mano, controllava il movimento che veniva azionato soprattutto per la navigazione costiera. La curiosa imbarcazione riscosse il favore del pubblico diffidente ai motori che, cronaca dei tempi, ogni tanto scoppiavano per la condensa che si depositava sul fondo delle caldaie.
Il varo dell’amico a prora, chiamato ironicamente Manubrio, avvenne il 25 gennaio 1830, proprio mentre l’Arciduca Raineri (primo battello a vapore sul Garda) si trovava in riparazione in seguito “ai guasti ed inconvenienti che avevano spaventato e sviato il pubblico”. Il natante suscitò anche la curiosità dei vicereali Arciduca Ranieri e della moglie Maria Francesca Elisabetta di Savoia che il 22 aprile, provenienti da Venezia e diretti a Milano, fecero una visita alla barca ancorata a Desenzano e l’Arciduca ne esaminò attentamente i meccanismi. Il battello mosso da cavalli, effettuò con discreto onore il suo servizio sino al 1839, quando fu demolito.
Commento
Questo documento è interessante per vari motivi. Il primo è la genialità di sfruttare la forza animale senza perdere possibilità di manovra e senza perdere in idrodinamica. Inoltre questa storia apre degli interessanti interrogativi. La forza animale (e il suo sfruttamento) esistevano da sempre, le ruote da mulino (uguali nella sostanza alle pale) pure, come mai questa invenzione ha aspettato la nascita dei primi piroscafi per decollare? La scritta sulla bandiera è: la sicurezza. Quest’ operazione, che oggi chiameremmo marketing, si basava sulla paura del vapore (il nuovo, lo sconosciuto) contro la tradizione sperimentata da sempre: i cavalli. Nuovo ma non troppo?
I primi battelli a vapore e pale non erano affatto sicuri, non solo sul lago di Garda ma anche su quello d’Iseo ed in qualsiasi altra situazione. I barconi, certamente più rudimentali continuavano a coprire una gran parte del trasporto merci e passeggeri.
Ne abbiamo un esempio sul nostro lago. Le “naf” coprivano i tempi di sospensione del servizio, le rotte particolari, la mancanza di pontili, le corse fuori orario.
(1)
Tratto da internet “La navigazione a vapore e i servizi postali sui laghi italiani” n°1 anno IV gennaio-febbraio 2009 di Lodovico Arseni
Appendice 3
Importanza militare dei grandi laghi del Norditalia.
Le chiare, fresche, dolci acque del nostro lago che allietano le nostre domeniche di velisti, subaquei o semplici bagnanti, non sono sempre state così rassicuranti. Come si diceva nelle pagine precedenti, probabilmente sono state anche teatri di battaglie o comunque sicuramente di intimidazioni da parte di navi militari. Per il lago d’Iseo non si sono per ora trovati documenti che descrivano battaglie, ma riportiamo tre notizie tratte dalla crologia dell’”Atlante del Sebino e della Franciacorta”.
1256 Bovegno deve contribuire al mantenimento delle “gazarie” (navi armate) del lago d’Iseo.
1411 Pandolfo Malatesta estende il suo dominio sul lago, arma una flottiglia di natanti contro i Visconti e assale il castello di Lovere fedele ai Milanesi.
1484 Il timore d’una ripresa del conflitto con i Visconti, induce l’ammiraglio veneto Pisani a concentrare barche armate a Lovere e Pisogne
Riportiamo di seguito un curioso documento (che dimostra l’importanza strategica delle flotte militari sui laghi) che si riferisce al Garda.
Durante la quarta guerra di Venezia contro il ducato di Milano, nel 1438, fu compiuta un’impresa giudicata impossibile. Brescia e il lago di Garda erano nelle mani dei Milanesi, urgeva un’offensiva sul lago, ma era impensabile risalire il Mincio in mano ai nemici. Nonostante ciò Due galere maggiori e tre alquanto più piccole, oltre a 25 copani furono trasportate lungo l’Adige e, in prosssimità di Mori, furono scavalcate le colline per giungere a Torbole.
L’impresa durò tre mesi, ma alla fine l’obiettivo di presto radunare nel Garda un’armata fu raggiunto.
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